Eri al corrente dei cicli di gelo e disgelo alla carbonatazione? Quali sono le principali cause di degrado del calcestruzzo?
Le strutture in calcestruzzo, siano esse pareti,
frontalini, parapetti, setti, travi o pilastri, devono essere sottoposte
periodicamente a manutenzione perché soggette a degrado. Le cause
sono molteplici e possono contribuire a comprometterne la durabilità e la
funzionalità.
Il degrado del calcestruzzo è un fenomeno progressivo
e inevitabile che rende necessari interventi di ripristino corticale per
ricostruire le parti ammalorate, eliminare le fessurazioni e proteggere le
strutture sottostanti dalla penetrazione di sostanze in grado di corrodere i
ferri d'armatura.
In questo articolo ti segnaleremo innanzitutto le principali cause di degrado del calcestruzzo, per poi approfondire, in particolare, due problematiche frequenti: la carbonatazione e i casi di ammaloramento dovuti all'aggressione dei cloruri.
Le cause del degrado del calcestruzzo
I fattori che possono provocare il degrado del calcestruzzo sono, come appena detto, di varia natura, ma possono essere comunque ricondotti a tre cause:
fisiche;
chimiche;
meccaniche.
Tra le cause fisiche possiamo individuare per esempio
gli effetti dell'inquinamento atmosferico, le piogge acide e i cicli di
gelo e disgelo dell'acqua presente all'interno delle porosità della
matrice cementizia. Sapevi che, in quest'ultimo caso, il ghiaccio provoca uno
stato tensionale che, con il trascorrere del tempo, provoca distacchi
superficiali e fessurazioni?
Per quanto riguarda le cause di natura chimica di degrado del calcestruzzo, sono due i fattori più frequenti: la carbonatazione e gli attacchi dei cloruri. Il primo fenomeno è causato dal discioglimento nell'acqua dell'anidride carbonica; il secondo da quello dei sali.
Sul degrado progressivo del calcestruzzo possono
incidere altre due componenti: la scarsa qualità dei materiali costitutivi
impiegati in fase costruttiva e i possibili errori compiuti in fase di posa in
opera. Ovviamente, non prendiamo in considerazione cause meccaniche come
gli urti e gli incendi. Quest'ultimi sono più rari rispetto ai casi
sopra menzionati ma comunque possibili.
Tra le altre cause di tipo meccanico, nel caso delle infrastrutture, possiamo citare anche i carichi e le sollecitazioni provocati dal traffico e dal transito continuo dei mezzi a cui sono sottoposti costantemente ponti, viadotti, stazioni, gallerie e tunnel metropolitani.
La carbonatazione
La carbonatazione è il processo chimico che si attiva
quando l'anidride carbonica (per meglio dire il diossido di carbonio) presente
per natura nell'aria entra in contatto con il calcestruzzo modificando
le proprietà alcaline del conglomerato.
Il calcestruzzo è caratterizzato da un ambiente di
tipo basico (ha infatti un PH maggiore di 13) che è favorevole alla
conservazione delle armature metalliche: in queste condizioni infatti si forma
un film protettivo sui ferri che ne impedisce la corrosione. Quando però
l’anidride carbonica attraverso i pori del calcestruzzo riesce a penetrarvi, si
genera una riduzione del PH come conseguenza della carbonatazione,
ossia della trasformazione dell’idrossido di calcio in carbonato di calcio.
Questa reazione chimica, riducendo l'alcalinità del
calcestruzzo, va a eliminare il film passivante che protegge le
armature. La penetrazione all’interno delle strutture di acqua, aria e
umidità comporta quindi il degrado dei ferri. Questi, ossidandosi, aumentano il
proprio volume, fessurando inizialmente il calcestruzzo e comportando poi in un
secondo momento l’espulsione del copriferro.
Le armature, non più protette da uno spessore di
calcestruzzo, diventano quindi soggette agli agenti atmosferici che, giorno
dopo giorno, vanno a compromettere le caratteristiche meccaniche della
struttura.
L'attacco dei cloruri
In maniera analoga a quanto detto sugli effetti della
carbonatazione, lo stesso avviene per l'aggressione dei cloruri. Questi,
penetrando all’interno della struttura in calcestruzzo, raggiungono i ferri
d’armatura ed eliminano il film protettivo che li ricopre. Non più protetti,
sono destinati a ossidarsi e a espellere il copriferro.
Il calcestruzzo soggetto a questo tipo di degrado è in
particolare quello tipico delle strutture che si trovano in prossimità di zone
costiere o a contatto diretto con le acque marine oppure, ancora, delle
infrastrutture su cui vengono cosparsi i sali disgelanti durante la stagione
invernale.
L'analisi del degrado del calcestruzzo
Per determinare la profondità di carbonatazione e il
livello di attacco dei cloruri è necessario effettuare dei test
colorimetrici. Questi test, utilizzando un indicatore in forma di soluzione
da cospargere sul campione di calcestruzzo da esaminare, permettono di
determinare lo spessore danneggiato.
Per la carbonatazione si impiega una soluzione incolore a base di fenolftalina applicata sulla carota di calcestruzzo estratta dalla struttura da riparare. Il conglomerato a contatto con la fenolftalina assume di conseguenza due diverse colorazioni: può divenire rosa-magenta se è sano oppure può rimanere grigio e non cambiare colore se è carbonatato. Da ciò ne deriva che la parte grigia indicherà lo spessore da rimuovere nella struttura prima di eseguire l'intervento di ripristino del calcestruzzo.
Per l'aggressione dei cloruri si applica invece un
indicatore a base di fluoresceina e nitrato d'argento che,
reagendo con il calcestruzzo, lo fa colorare di nero se è sano oppure di un
colore chiaro, tendente al rosa, se degradato.
Una volta determinato lo spessore di calcestruzzo
ammalorato si potrà quindi procedere alla sua rimozione e alla realizzazione
del ciclo di ripristino prescelto.
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